Accordo stragiudiziale con le banche e liberazione dai debiti anche in pendenza di espropriazione immobiliare

Gli avv. Lodovico Fabris e Marisa Furlan hanno assistito due S.N.C. (e i rispettivi soci) operanti nel settore tessile, indebitate nei confronti del sistema per un importo nominale di oltre 1.200.000,00 euro.

Il debito principalmente trovava origine dall’escussione di fideiussioni prestate anni addietro dalle società e dai soci per conto di altre società – comunque agli stessi soci riferibili – ora in concordato liquidatorio.
Gli Istituti di credito avevano iscritto ipoteche anche giudiziali sui beni immobili di proprietà delle S.N.C. e dei soci illimitatamente responsabili e avviato l’espropriazione immobiliare sui beni sociali.
Reperito un acquirente di un asset delle società la cessione si è perfezionata subordinatamente e a fronte il raggiungimento di un “accordo stragiudiziale” con il sistema bancario, con pagamento a saldo e stralcio delle pretese creditorie seppur garantite da ipoteche anche sul bene venduto.
E’ stata quindi sospesa e abbandonata l’esecuzione immobiliare che era già arrivata alla stima, da parte del perito nominato dal Giudice dell’Esecuzione, funzionale alla vendita all’asta.
Sono state cancellate le ipoteche iscritte.
Il pagamento del prezzo agli Istituti direttamente dal terzo acqirente, il preventivo accordo con le Banche condizionato al buon fine della vendita, la accettazione delle stesse Banche a percepire pro-quota il pattuito per la vendita e ciò – solo e purché – a saldo dei maggiori crediti nominali degli Istituti, ha comportato una semplificazione della procedura.
L’estinzione dell’esposizione (previa la riduzione concordata e condizionata alla vendita) l’abbreviazione delle tempistiche e la riduzione dei costi che richiederebbe un piano di risanamento formale, hanno altresì evitato le conseguenze pregiudizievoli di una vendita all’asta del patrimonio con il permanere dell’esposizione debitoria in quanto non sarebbe stato sufficiente il ricavato alla copertura dei debiti nominali iscritti.
La vendita all’asta avrebbe quindi presumibilmente consentito lo stesso ricavo ma diversa ripartizione fra gli Istituti e soprattutto residua esposizione debitoria per la società e i soci che avrebbero continuato a rispondere con il proprio patrimonio personale.